10 Giu 2024
L’intento del legislatore nel tentativo di riforma del sistema tributario italiano è quello di favorire e semplificare il rapporto tra Fisco e contribuenti in un’ottica di reciproca collaborazione e trasparenza.
Per raggiungere tale scopo, il Legislatore delegato non poteva esimersi di riformare una norma che, nata con il “nobile” intento di garantire al contribuente alcuni diritti sacrosanti, non ha mai raggiunto appieno tale scopo per vari motivi. Si tratta dello Statuto dei diritti dei contribuenti contenuto nella Legge 27 luglio 2000, n. 212. Lo Statuto ha cercato di attribuire ai contribuenti strumenti di tutela e di garanzia nei confronti dell’amministrazione finanziaria, sia in materia di conoscibilità del sistema normativo tributario, sia nell’ambito delle attività di accertamento e riscossione esercitate dagli uffici fiscali. Però, nel corso degli anni molti degli strumenti contenuti nella Legge n. 212/2000 sono rimasti inattuati e altri, nel migliore dei casi, hanno avuto molte difficoltà ad affermarsi e a svolgere le funzioni per le quali sono stati concepiti ed una delle cause di questo mezzo fallimento è stata quella di non aver attributo alla Legge il rango di norma costituzionale. Si è dunque resa necessaria una profonda revisione della Legge n. 212/2000 intervenendo su diverse direttrici tra cui l’applicazione, in via generalizzata: – del principio del contraddittorio, a pena di nullità, fuori dei casi dei controlli automatizzati e delle ulteriori forme di accertamento di carattere so- stanzialmente automatizzato; – del diritto del contribuente a partecipare al procedimento tributario.
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